Make up anni 60 – Una bellezza Caleidoscopica
Luglio 16, 2021
In viaggio negli anni 60 con Antonio Ciaramella, massimo esperto italiano del make up storico e autore di libri del settore che restano tra i testi di riferimento più importanti…

li anni sessanta sono un decennio straordinario, ricco di sperimentazioni in tutti i campi, dove sembra persino che il genere umano abbia velocizzato il proprio processo evolutivo. 

Viene definito il decennio “mitico” perché ha rappresentato un importante cambio generazionale e sociale, segnando profondamente i giovani ed influenzando in modo irreversibile l’andamento culturale delle generazioni future di tutto il mondo. 

Sono gli anni in cui si affermano la musica e i media e dove la libertà espressiva appare ormai una frontiera conquistata grazie alla cultura beat, alle sonorità pop e alla nascita della minigonna. I ragazzi spinti dalla filosofia “Adopt, Adapt, Improve” vestivano “Mod”, prendendo spunto dalla nuova società consumistica per migliorare il più possibile la propria ricerca stilistica, senza subire i dettami della moda ma dimostrando originalità e inventiva. 

Questi sono i presupposti che ci fanno intuire quanto a livello sociale si avvertisse una grande urgenza di espressione e di individualità e che non ci fanno rimanere sorpresi nello scoprire che è proprio negli anni sessanta che per la prima volta il trucco non assume solo una funzione estetica e di abbellimento, ma diventa un alleato da utilizzare per creare nuove maschere e nuove identità.

In tutta Europa dilaga infatti un genere di make up possibile solo con un nuovo cosmetico, l’eyeliner fluido, capace di creare nuovi sguardi ed effetti ottici sorprendenti. L’espressività si fa teatrale, la stessa Twiggy si dipinge gli occhi con linee grafiche come la sua bambola, o forse come gli iconici quadri di Margaret Keane. 

E mentre Londra vive un periodo di grande ottimismo ed edonismo collettivo, i giovani si orientano verso lo stile dinamico denominato “Swinging”, dondolando con le minigonne ideate da Mary Quant a tempo della musica pop dei Beatles.

La società, moderna e veloce, cresce a dismisura; appena cinquant’anni prima c’erano stati gli esperimenti sul volo dei fratelli Wright e adesso l’uomo, anzi un uomo, Yuri Gagarin riesce a volare nello spazio siderale! 

Gli stimoli sono tanti e per poter catalizzare l’attenzione non può bastare un’estetica convenzionale, per poter stupire nuovamente le masse non basta più l’estetica sexy del decennio precedente. Ed è qui che trova posto un giovane nobile  italiano, Pablo Manzoni, che con la sua libertà fantasy ed espressiva creerà capolavori per diverse case cosmetiche come Elizabeth Arden, inserendo nei suoi look strass, piume e glitter:

“il fondotinta rosa è orribile, l’ombretto verde è volgare, le sopracciglia sono odiose, il rossetto scuro è obsoleto” sentenziava il Manzoni.

Questo modo caleidoscopico di percepire l’estetica appartiene alle nuove generazioni, ma diverte anche donne non più giovanissime. Emblematici sono la pellicola francese “Qui êtes-vous, Polly Maggoo?” del 1966 diretta da William Klein e il musical “Sweet Charity” con la regia e le coreografie di Bob Fosse, entrambi straordinari.

Ed è proprio in quest’ultimo che ci troviamo in presenza di tratti grafici e dimensioni differenti, cut crease mirabolanti, contrasti di colore dal gusto optical, glitter e polveri satinate. Ecco quindi che immediatamente la percezione del make up e dell’estetica del decennio mitico appare ai nostri occhi come sofisticata, complessa e soprattutto in continua evoluzione.

Vuoi saperne di più sul make up anni 40? Allora non perderti questo articolo di Antonio Ciaramella!

error: Contenuto protetto da GLOSS MAG !

Pin It on Pinterest

Share This