Intervista a Martina Panini
Giugno 18, 2021
La storia di Martina è come un viaggio tra la bellezza di un pregiudizio sconfitto e la meraviglia di poter scegliere chi essere

Incontrare Martina è stato un viaggio straordinario tra i vicoli di una città tanto bella quanto rara. Un’anima pura che non ha paura di mostrare le proprie debolezze perché capace di trasformarle in punti di forza. Occhi grandi e sinceri che insegnano come la vita sia un dono che ognuno di noi ha il diritto di vivere come desidera. Un cuore aperto verso una realtà che spesso disarma ogni forma di libertà ma che combatte ogni giorno per guadagnarsela. Siamo entrati nel suo mondo e ne siamo usciti cambiati. Una storia che ci racconta la bellezza di un pregiudizio sconfitto e la meraviglia di poter scegliere chi essere.

Ciao Martina, siamo davvero felici di averti qui con noi oggi. Prima abbiamo avuto modo di parlare e hai cominciato a raccontarmi un po’ di te.  Ho capito subito di avere di fronte una persona speciale, vorresti presentarti anche ai nostri lettori? 

Ciao Agnese, anche io sono molto contenta di essere qui con voi e anche un po’ emozionata. Certo! Mi chiamo Martina Panini e sono una make up artist. Trentaquattro anni fa ero Marco, un ragazzo che all’età di tre anni ha cominciato a vivere la  propria disabilità. Tra l’altro ero un bambino difficile perché ero circondato da molti bulli e tanta gente non mi sopportava perché ero invalido. Poche persone si rendono conto che le cose possono cambiare e io sono cambiata attraverso la mia arte che era quella di truccare, quella di dipingere, quella di creare…

Ad oggi sei infatti una make up artist affermata. Come è iniziato questo percorso?

Ho iniziato la mia formazione per diventare make up artist nell’anno 2008, quando feci il primo corso e lì mi resi conto che non ero davvero io. Dentro mi sentivo donna già all’età di cinque anni e studiando trucco ho capito che per me il make up era qualcosa di fondamentale, così ho deciso di cambiare la mia vita per essere felice e ho iniziato il mio percorso di transizione.

C’è stata una persona in particolare che ti ha sostenuta in questo percorso? Da cui ti sei sentita maggiormente accolta?

Allora diciamo che in tutti questi anni di lotta e di tanta sofferenza sono riuscita ad essere la donna che sono oggi, grazie sì alla mia forza di volontà ma soprattutto grazie a mia nonna. Ha vissuto fino a centouno anni ed è la persona che mi ha dato tutto, la vita, mi ha sempre lasciato fare e inseguire ciò che desideravo, come il sogno di fare la truccatrice… lei sapeva tutto, questa è stata la cosa che mi ha portata ad essere ciò che sono, una persona libera di essere se stessa, come tutti. 

Molto bello il fatto che una persona appartenente ad una generazione molto diversa dalla nostra, dimostrasse tutta questa apertura e sensibilità. 

Verissimo. Mia nonna è sempre stata la persona che più di tutti mi ha aiutata nonostante fosse nata in un’epoca molto diversa. Magari si pensa che i nonni stiano dalla parte opposta, che magari siano più razionali oppure meno sensibili, invece nel mio caso no, mia nonna mi ha dato tutto, l’amore e l’affetto per il quale ancora oggi, anche se non c’è più, la sento dentro di me.

In ambito lavorativo ti sei mai sentita giudicata?

Purtroppo sì, per tanti anni sono stata vittima di bullismo e di discriminazioni, anche nel mondo del lavoro. Ho vissuto anni con diversi truccatori e clienti che hanno sempre dimostrato cattiveria nei miei confronti, col dito puntato contro di me per il fatto che ho cambiato sesso e per il fatto che sono sorda. 

Le persone pensano che essere sorda sia una cosa semplice ma non è così: essere sorda  può purtroppo portare a non capire le frasi o magari a non sentire il telefono, in questo caso bisogna sempre cercare di comprendere le persone e di empatizzare con loro.

La parola empatia fa veramente parte di me e della mia vita perché io sono sempre stata quella che cercava di capire gli altri senza domandarmi il perché dovessi farlo; il perché non esiste, ogni persona è così com’è e va accettata come tale. Così anche i genitori devono accettare le scelte dei propri figli, perché la vita è una sola. I figli giustamente sono tuoi, ma non saranno tuoi per sempre, perché la loro vita l’hanno già scelta, così come fanno tutti. 

Hai una frase che ti rappresenta ?

Sì, il mio motto è “bisogna ascoltare con gli occhi e non con le orecchie”, spero che possa essere d’aiuto. lo essendo sorda non posso ascoltare con le orecchie come voi udenti, quindi leggo il labiale e ho imparato a guardare sempre negli occhi.

E vorrei che anche voi foste liberi di fare quello che volete ma rispettando tutte le persone. Ognuno ha la propria identità, e questo vale anche per le persone che hanno paura di farsi vedere; vorrei quindi che un domani anche queste persone possano aprire la mente e sentirsi liberi da tutto e da tutti. 

E invece una data che ha segnato una svolta?

Sì ne ho fatto anche un tatuaggio: il 3 febbraio 2015 è stata la mia giornata. Mi sono operata in Thailandia ed è stato il giorno più bello della mia vita perché ho realizzato il mio sogno di essere una donna a tutti gli effetti. Per me è una data memorabile, è il giorno che mi ricorderò per tutta la vita e a cui tutt’ora penso sempre. 

Quel giorno mi ha fatto capire che tutti gli anni che ho vissuto con la mia sordità, con il mio handicap e la mia transessualità, quegli anni in cui non immaginavo di poter arrivare a questo punto perché le persone che pensavo fossero dalla mia parte mi avevano convinto che non ce l’avrei fatta, mi erano serviti invece a diventare forte e a comprendere che bisogna essere sempre forti, che se esiste la violenza bisogna scappare e in quel caso non esistono scuse. 

Poi come posso dire, sono riuscita a cavalcare l’onda e ho avuto anche giornate meravigliose che mi hanno fatto comprendere cosa significhi poter lavorare bene anche con un handicap. Io sono sorda, ma non sono scema. Ho infatti conosciuto diversi attori e attrici famosi che mi hanno dato la carica e il supporto per lavorare con loro, senza pensare, senza etichettarmi come persona invalida ma solo come persona, e questa è stata la cosa più importante.  

Ad oggi qual è stata la tua più grande vittoria?

La mia più grande vittoria sicuramente è stata quella di essere una donna a tutti gli effetti.

Allo stesso tempo le mie più grande vittorie sono quelle che ottengo tutti i giorni, fare cose che pensavo non sarei mai riuscita a fare e invece alla fine ce l’ho fatta, la vittoria di essere stata in un posto da sola e di aver affrontato tantissime cose, il fatto di essere riuscita a sfidare molte persone omofobe che mi hanno portato ad essere ancora più forte utilizzando uno scudo. Lo stesso scudo che utilizzo nel mondo dei social, dove cerco di far capire a tutte le persone che mi guardano che in fin dei conti noi dobbiamo vivere una vita con la mente aperta, senza avere pregiudizi o pensieri negativi perché non esiste nessuna legge della vita ma ogni vita ha la sua, quindi aprite la mente!

Qualche sogno nel cassetto?

Un domani spero tanto di riuscire a realizzare il sogno di avere un’accademia tutta mia, dove accogliere tutte le persone e intendo davvero tutte; significa che non etichetterò chi è gay, lesbica, trans o invalida, non mi importa. Sceglierò chi avrà voglia di lavorare e di imparare a truccare in qualsiasi contesto, insomma vorrei creare questa cosa.

Quindi per te il trucco è anche uno strumento di inclusività.

Sì esatto. Per me la parola trucco è fondamentale; ogni viso ha la sua forma e ogni persona ha il suo carattere e questo si riflette nel trucco.

Il trucco è una tela su cui dipingere, esattamente come io per tanti anni ho dipinto tante donne immedesimandomi in tutte loro, così sono diventata una make up artist. 

Ricordiamoci che il mio motto nel trucco è “sfumare sempre!” perché la sfumatura fa parte della vita da quella più pesante a quella più leggera… quindi vorrei che il mondo fosse così, pieno di sfumature!

di Agnese De Martis

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